Sunday, October 21, 2007




Battisti 1


Mi piace osservare le facce perplesse di qualcuno cui racconto la mia passione per Lucio Battisti.


quasi fossi un rinomato teologo che confessa candidamente di passare le proprie notti a sbavare per le hotline nelle tv private


Trovo in realtà che, al di là degli "scheletri pop" che l'armadio di ognuno di noi tiene ordinatamente appesi, i percorsi della musica leggera siano straordinariamente interessanti


Per quanto riguarda Battisti - i cui cd si trovano ora a prezzi stracciati nei negozi e allegati a popolari settimanali in edicola - forse il periodo della metà degli anni '70, tra i meno celebrati e "canticchiati" è quello che offre le migliori gemme nascoste


Titoli come "Anima Latina", "La batteria, il contrabbasso, eccetera" e "Io tu noi tutti" disegnano un interessante percorso "virale" nel cuore della canzone italiana, tra deliri mogoliani, sussulti pop, dilatazioni autoriali e spiazzanti falsetti.


Canzoni come "Abbracciala, Abbracciali, Abbracciati" [trip-hop all'amatriciana ante-litteram], "Anima Latina", un tortino prog come "Macchina del tempo", le deviazioni disco di "Ancora Tu" [basso e batteria sono della premiata ditta Bullen/Calloni] o il funk grattugiato di "Io ti venderei", per non dire di tutto l'arco narrativo di "Io tu noi tutti" - il disco "americano di Battisti, la tentazione FM - dalle stranote "Sì, viaggiare" e "Amarsi un po'" fino ai turgori di "Soli" e "Ho un anno di più", passando per "Ami ancora Elisa" e per quel quella summa dell'egoismo maschile che è "Neanche un minuto di non amore", disegnano una sorta di cuneo personalissimo nel cuore dell'italia canzonettara.


La voce di Lucio, stonata, in falsetto [deliziosa sublimazione del cantare sotto al doccia dell'uomo medio], il soul provinciale e domestico che si piega come una tovaglia di trattoria sui giri di basso, le liriche di Mogol che squarciano germogli di psichedelia casalinga e di poesia straniante [ci vivrà di rendita, mr. Rapetti], insomma Lucio da rivalutare, lontano dalle acque azzurre e dalle calzette rosse, spettro ancora sensualissimo della più lisergica quotidianità.


Monday, October 15, 2007


Braxton? Un vero signore!

"Questo matrimonio non s'ha da fare, né ora, né mai!" deve avere sbottato Cecil Taylor, cui la non giovane età, se da un lato gli garantisce ancora un'energia esecutiva invidiabile, di certo non mitiga le piccole e grandi follie e sgarbatezze caratteriali!

Che il matrimonio con un "consorte" colto e un po' pedante come Anthony Braxton non facesse per lui lo testimoniano trentacinque anni di mancati flirt reciproci e il tragicomico balletto degli eventi sui palcoscenici di Bologna e Reggio Emilia lo ha teatralmente confermato.

Di questa edizione di Angelica ricorderemo così una splendida serie di monologhi, in particolare quelli dello stesso Taylor e quello di Braxton a Bologna, prima del "gran rifiuto". Ricorderemo il passo ieratico di William Parker che cerca di scacciare gli spiriti della discordia dal palco di Reggio con il flauto.

Ma ricorderemo soprattutto due cose:


- l'ingiustificabile e orribile gesto di Cecil Taylor che abbandona sul palco lo sventurato Braxton (tra l'altro nel mezzo di uno starnazzante balbettio)


- la immensa classe e signorilità dello stesso Braxton che, dopo il "quartetto riparatore", sceglie di andare a stringere la mano a colui cui avrebbe fatto meglio a riservare una scarica di calci nel culo.

Che classe, mr. Braxton! Di quelle che non riusciresti a definirla nemmeno con qualcuno dei tuoi diagrammi! Chapeau!