Friday, October 20, 2006


Non al Denardo, nè all'amore, nè al cielo!

Le recenti esibizioni in Emilia Romagna di Ornette Coleman [chi se lo fosse perso ha la "sessione straordinaria" il 23 novembre a Padova nell'ambito del Festival Porsche Jazz] hanno riportato di attualità un tema che ha sempre accompagnato gli ultimi decenni di storia ornettiana.

Denardo!

In particolare nelle due serate in quartetto a Reggio Emilia e Modena, con i due bassi - quello acustico di Tony Falanga e quello elettrico di Al McDowell - a rifinire trame di grandissimo equilibrio dinamico, il "celebre" figlio di Ornette è sembrato ancora una volta non solo tecnicamente del tutto inadeguato, ma anche dal punto di vista strettamente espressivo.

In tanti, nella platea e nei palchi dei due teatri emiliani, hanno iniziato a fantasticare su come i due concerti - splendidi - sarebbero potuti diventare assolutamente stellari se alla magia tra Ornette e i due contrabbassi si fosse potuta aggiungere quella di una batteria più "creativa" e meno "casuale"

Il toto nomi?
C'è da sbizzarrirsi, anche senza fare classifiche
Certo musicisti come Hamid Drake, ma anche il più giovane Tyshawn Sorey avrebbero certamente la sensibilità adatta per misurarsi con la musica - sempre freschissima - di Ornette.

Ma si sa, "ogni scarrafone"...

per leggere la recensione dei recenti concerti italiani di Ornette:
http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=826

1 comment:

Enrico Bettinello said...

Giuste annotazioni, Roberto, grazie del tuo intervento.
Vero è anche però che la musica dei Prime Time aveva un'impostazione ritmica assai differente e nella quale - paradossalmente - uno "sghembo" come Denardo poteva funzionare.
Ora la musica è ricca di sottigliezze, specie nelle composizioni più liriche e qui il "dialogo" mi sembra più problematico. Ma davvero la questione è aperta...